Torna a Catalogo
Silvia Gajani
Caro Professore
7,00€
Colpa non rimediabile di questo tempo incosciente è difatti anche quella di toglierci l’ultima dignità: si invecchia nell’inconfessabile desiderio di una standing ovation. Pagg.28
COD: ISBN 9788887015331
Categorie: Catalogo, Saggistica
Prodotti correlati
Marco Bertozzi
L’astrologia di Schifanoia e i talismani di Picatrix
La pratica magica costituisce dunque il fine, lo scopo del sapiente, ma è il risultato di un lungo e difficile percorso speculativo, perchè il filosofo-mago, per intervenire attivamente, deve prima aver raggiunto una conoscenza totale e completa del mondo e dei segreti rapporti di “simpatia” che regolano il fluire della vita nell’intero universo. Pagg.28
Max Klinger
Il guanto
Quando si guarda l’opera di Max Klinger, specie nelle sue acquaforti si è subito colpiti dal modo bizzarro e fantastico con cui egli rappresenta il mito greco. Pagg.36
Paolo Fenoglio
La carriera del libertino
Nata quale reagente al clima penitenziale della Controriforma spagnola per opera di Tirso de Molina, la figura beffarda del seduttore che sfida i limiti della morale acquisì poi, con il razionalismo di Molière, i tratti di un ateismo umanistico laico per giungere quindi alla sua massima celebrazione, quale campione dell’illuminismo libertino, con il capolavoro di Mozart. Nel corso dell’Ottocento romantico e della successiva sensibilità decadente, invece, le sue molteplici incarnazioni letterarie e musicali assunsero sembianze vagamente faustiane e vennero talvolta segnate da accenti di alinconia esistenziale, che poi si trasformeranno, con l’avvento della demitizzazione novecentesca, nei connotati ironici, parossistici o grotteschi che troviamo nelle opere di B. Shaw e Stravinskij.
Luciano Patetta
La morte del Cellini
Più di una volta il Cellini ricordava il breve periodo, felice, in Francia presso il re Francesco I a Fontainebleau: “La sua accoglienza mi aveva ripagato delle delusioni e dei torti... sì proprio torti subiti a Roma, dove avevo difeso papa Clemente VII nei giorni del Sacco commesso dai Lanzichenecchi. Io dagli spalti di Castel Sant’Angelo, a colpi di archibugio e di bombarda avevo ucciso... forse... (eravamo in quattro o cinque a sparare) Carlo di Borbone, il comandante dei nemici, e a ferire il principe d’Orange. Gloria e riconoscenza?”.