Catalogo
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Mario Ricci
Viaggio di ritorno
Il camion che correva sulla Casilina quel mattino di giugno era occupato da cinque soldati che venivano dal fronte, tutti col viso grigio di sonno, di barba, di polvere. Uno di essi giaceva ferito su una specie di barella, gli occhi chiusi, le guance arrossate dalla febbre. Pagg.24

Silvia Gajani
Festival
Ci incontriamo sempre d’estate e per caso, attraverso gli anni che passano, come i viaggiatori su un treno e ci diciamo brandelli di cose vere o tristi qua e là. Lei di sua figlia dice che non si sposa. Lui di suo figlio dice che fa lo storico. Pagg.28

Gilberto Isella
Guerra
Nessuna epoca, nella storia dell’uomo, è stata risparmiata dalla guerra. Da Gilgamesh il Sumero – eroe del terzo millennio a.C. – a Bush l’Americano – simbolo dell’abbagliante hic et nunc – personaggi aureolati di gloria e di sangue hanno firmato eventi che vorremmo non fossero mai avvenuti. Pagg.28

Mario Ricci
Lago Santo 1944
L’unico rumore nella stanza era di una sveglia, antica, grande, col quadrante annerito dal tempo, poggiata sulla tavola: un tic-tac faticoso, che pareva si dovesse fermare a ogni momento. Guardai l’ora: le tre. Marcello fece cenno di uscire. Pagg.25

Elena Rondi Gay Des Combes
Figure in un interno
Tra le carte di casa, insieme a queste vecchie fotografie, alle ricevute dei pagamenti dal 1953 ad oggi, insieme alle matassine di filo, o nastri di Natale tenuti per un bisogno che non si è presentato mai, ho trovato il tuo calepino: “25 febbraio: venuta mia figlia. Cambiata lampadina del salotto. Bello”. Pagg.28

Andrea T. Dalfrano
La Divina Commedia canto III bis Marx all’inferno
Per venire alla materia, è significativo che il Poeta abbia numerato il Canto “III bis”. Evidentemente voleva mettere gli economisti in un luogo intermedio tra gli ignavi (Canto III) e i bambini non battezzati (Canto IV), come se attribuisse loro mancanze degli uni e degli altri. Dunque nessuno si aspetterebbe di trovarci Carlo Marx, il quale era tutto meno che un ignavo ed era figlio di un marrano. Pagg.28

Luciano Patetta
Destino di un poeta, Pomponio Leto (1428-1498)
Pomponio Leto, figlio illegittimo di un nobile, è fuggito dalla famiglia, che detestava, per raggiungere Roma dove è diventato uno degli umanisti più importanti del Quattrocento, fondando la famosa Accademia Romana. Ha un rapporto difficile con la vita e con l’amore, ma coltiva l’amicizia, tra gli altri, con Bartolomeo Platina, con il quale viene arrestato e imprigionato con l’accusa di paganesimo e irreligiosità. Viene anche sospettato di aver commesso atti osceni e di sodomia. Decisivo è stato per Pomponio l’incontro con Stefano Porcari, un repubblicano, cospiratore, organizzatore di una congiura contro il papa Niccolò V e condannato a morte. Dopo questo incontro, ha preso coscienza dei principi di libertà e di giustizia, che trasmette, pericolosamente, ai suoi allievi. Alla conclusione della vita, mentre la perdita della donna amata lo porta ad isolarsi e a meditare, imitando gli antichi filosofi, sulla natura, la vita e la morte, riesce a liberarsi dei pensieri che lo avevano sempre ossessionato: ‘Si può restare cristiani nell’ostilità verso le gerarchie vaticane?’, ‘È possibile combatterle senza perdere l’anima?’, ‘Si deve forse uccidere un papa per salvare la Chiesa?’. Pagg.204
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