Shop
Visualizzazione di 33-40 di 177 risultati

Anna Lo Giudice
Surrealismo. Zurigo 1916. Parigi 1924
Tristan Tzara (pseudonimo di Samuel Rosenstock, 1896-1963) romeno di nascita, ma svizzero di adozione, è proprio a Zurigo che ha voluto fondare il suo movimento d’avanguardia: Dada (1916). Movimento in reazione contro la prima grande guerra; non è un caso che esso nasca in un paese neutrale e pacifico...
Il luogo privilegiato dai surrealisti, è uno solo, ed è, indubitabilmente, la strada...
Contiene:
Parigi surrealista e le strade del desiderio
Tristan Tzara e il surrealismo

Antonello Lombardi
Il poema dell’odio
Uno scambio epistolare tra Alban Berg ed Elias Canetti, nei mesi in cui vedono la luce il "Concerto per violino" e "Auto da fé".
Due opere cardinali del Novecento nate nello stesso istante, entrambe interpreti – seppure con linguaggi differenti – di una difficoltà a tratti insormontabile nel decifrare le metamorfosi di una borghesia orfana di certezze secolari; entrambe alla prese con rinnovati sistemi ermeneutici atti a captare inediti parametri esistenziali; entrambe infine, ma le similitudini potrebbero non fermarsi qui, aventi nell’uso simbolico dei numeri uno dei loro tratti distintivi.

Roberto Fregna
L’utopia della rivolta di Alcàra Li Fusi. Raccontata da Michele Fano Sanfratellano che da monaco si fece zappatore
“So che non mi stimerete reo d’iperbole, se mirando superficialmente le sole volute di una chiocciola rifletterete alla pena che hanno i Geometri nel disegnarla con regola, e per quanto ve ne adoprino, pur sempre è falsa; mentre la compongono d’una portione di circolo sempre più piccolo, essendo esse non circolo, benché sembrino circolari”. 1681

Gianni Scalia
Heidegger Marx Heidegger
Ma ciò che si impone come compito del pensare alla fine della metafisica, dice Heidegger, è quello di pensare l’essere come essere, l’essere come tale, non l’essere come qualcosa. L’ultimo pensiero della metafisica occidentale è stato di pensare l’essere come “valore”, cioè come ciò che è ‘disponibile’. C’è una frase di Marx: “Il lavoro non ha valore”.
Il lavoro non ha valore, che sarebbe come dire che l’essere non ha valore. Bisogna fare un altro passo e dire: caro Marx, è vero, non ha valore il lavoro, ma il lavoro non ha valore perché non ha valore l’essere. Se tu al posto dell’essere mi dici che l’essere è lavoro, cioè produzione, mi ritorna il valore. E non strapperai più, non dissocerai più l’essere dal valore perché ci hai messo dentro il lavoro.
Del resto non si tratta di essere né fedeli né infedeli. Dice René Char, che è un poeta (quindi dopo un filosofo come Marx e uno strano filosofo-poeta come Heidegger, concludiamo con un poeta come Char): “Nella fedeltà noi impariamo a non essere mai consolati”. Quindi, vogliamo essere fedeli? Impariamo a non essere consolati. Non ci resta che disperare e sperare nella “Gelassenheit” e, a quest’ora ormai tarda, chiedere all’oste un bicchiere di vino.

Vanni Ronsisvalle
L’autunno del continente
Il giorno del mio decimo compleanno, secondo anno di guerra, la città di Messina fu bombardata con tecnica assolutamente nuova, in certo senso rivoluzionaria dal punto di vista del giuoco che si era fino ad allora giuocato. Vale a dire che i nostri nemici vennero in pieno mezzogiorno e vennero ad ondate successive liberandosi su Messina della più grossa quantità di esplosivo che mai fosse piovuta da quelle parti; in realtà diedero inizio a quel tipo di incursione che dopo, nelle memorie tecniche di quella guerra, sarebbe stata comunemente definita bombardamento a tappeto.

Nardo Giardina
Quelli del jazz
Finalmente il 16 aprile 1952 proprio al “Modernissimo”, in una serata di jazz che aveva come “stella” Gianni Basso, allora virtuoso del sax-tenore, debuttammo con il nome di “Magistratus Jazz Band” facendo sì che, dopo Roma e Milano, anche Bologna avesse la sua “Jazz Band”.

Gianni Ottolini
Cabanon: una baracca, una casa
Disegnato a fine dicembre 1951 come regalo alla moglie Yvonne per il suo compleanno e costruito nel 1952 “su un tratto di roccia battuto dai flutti” dopo uno sviluppo progettuale veloce e sicuro “grazie al Modulor”, il Cabanon (piccola capanna o anche villino, in Provenza) ha una configurazione che non sembra nata immediatamente così com’è, ma come sola parte notturna di un intero alloggio rialzato dal terreno, con scala di accesso, bagno di servizio, cucina, pranzo e soggiorno rivolto verso il mare, forse una cellula dei complessi insediativi Roq e Rob in una delle loro versioni (nella prima, del 1949, Le Corbusier aveva anche brevettato un modulo costruttivo cubico a pilastri e travi in lamiera piegata di alluminio di 226x226x226 cm, con copertura a volta), con cui intendeva dare una “vera ragione” paesaggistica all’architettura della Costa Azzurra deturpata da una polluzione
di casette di ogni stile.

Antonello Lombardi
Il collezionista di cortili e altri racconti
La cerimonia di pensionamento era stata breve e piuttosto malinconica.
Dopo aver insegnato per trent’anni Storia e Geografia nelle scuole medie, Memo Perisi lasciava l’insegnamento.
A salutarlo con un bicchiere di Cinzano e i pasticcini secchi c’erano solo il preside, il collega di educazione fisica e la segretaria dell’Istituto, Carla.
Gli altri docenti avevano accampato scuse varie, più o meno credibili.
La verità è che Memo era simpatico a pochi e di ciò, perfettamente consapevole, non si era mai minimamente curato.
Solitario, taciturno, molto timido da sembrare, a volte, irrispettoso.