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Gabriele Guerra
Hugo Ball in Ticino
Avanguardia, alternativa e comunità: sono questi dunque i fattori distintivi che rendono per molti versi unica l’esperienza artistica e intellettuale che attraversa i primi decenni del XX secolo, specialmente nei paesi di lingua tedesca. Si potrebbe aggiungere un quarto fattore, altrettanto distintivo di quella temperie – ovvero la trascendenza. Comune ai dadaisti ed agli iniziatori di Monte Verità, ai salutisti Lebensreformer ed agli utopisti politici non è cioè solo una commistione di simbologia politica, sociale e antropologica, ma anche la presenza di una spiccata simbologia religiosa.
Alberto Savinio
Il sorbetto di Leopardi
Postfazione di Massimo Gatta. Chi di noi non ha pianto sulle miserie fisiche di Giacomo Leopardi? Tanto più profondamente però ferisce la nostra poetica compassione la notizia che parte di quelle miserie era dovuta alla irrefrenabile ingordigia del «contino». Leopardi era grande amatore di gelati, sorbetti, mantecati, spumoni, cassate e cremolati, il che, di per se stesso è segno alquanto brutto. Il gelato piace ai ragazzi, alle donne e agli uomini privi di occupazioni mentali. Non si concepisce uomo grave e di pensiero seduto davanti a un cremolato di visciole, col cucchiaio a spatola in mano e la bocca arrotondata a ventosa, che è la posizione caratteristica del mangiatore di gelati.
Alberto Savinio
Il rocchetto di Venere
«Mi siete curioso, signore». Le risposi con la mia più petulante modestia: «Vi sbagliate, mia signora, non credo di esserlo affatto!». Rise – ché negli amori in boccio il riso tiene magna parte –; rise e, con malizia, ribatté: «Voglio metterci il dito». Ed io: «Anzi, tutta la mano, signora!».
Marco Guidi
Nel cuore perduto dell’Asia
Questo libro, questo racconto di tanti viaggi in Asia ha insieme un difetto e un pregio.
Il difetto è questo: le molteplici vicende che vedono l’integralismo islamico più stupido e più feroce dilagare hanno fatto tra le tante altre anche vittime definitive tra il patrimonio culturale e artistico di tutta l’umanità.
Si è iniziato in Afghanistan con la distruzione dei giganteschi Budda di Bamian e si è proseguito con i saccheggi dei musei di Baghdad e poi di Aleppo, con la distruzione dei monumenti della stessa città, con i bombardamenti del Krak dei Cavalieri, il più bel castello crociato del Medio Oriente.
Poi Nimrud e, infine, lo straziante caso di Palmyra, con le sue splendide rovine rase al suolo e con i pezzi archeologici venduti a un mercato clandestino che ha in Occidente suoi maggiori acquirenti. In pochi anni siamo stati rapinati di alcune delle più importanti testimonianze della nostra civiltà.
E qui sta il (modesto) pregio del nostro racconto che ora vale come testimonianza di un mondo meraviglioso scomparso per sempre.
Roberto Fregna
Cesenatico tra terra e mare
È tuttavia soltanto con l’Unità d’Italia (ponendo questa data come approssimativo inizio di un processo che diverrà irreversibile) che Cesenatico seguirà il generale fenomeno di radicale trasformazione funzionale ed economica che coinvolgerà l’intera riviera romagnola creando le premesse di uno sviluppo sempre più autonomo e svincolato dalle influenze dell’entroterra e da attività di tipo più tradizionale quali la pesca e il mercato del pesce.
Guido Giannuzzi
Gli ombrelli di Satie – Prefazione di Pier Damiano Ori
L'atteggiamento di Satie fu sempre quello di esprimere, con l’ironia della sua musica, non il contrario di quanto prescritto dalle tendenze dell’epoca, ma altro. Inconsapevolmente d’accordo con Pirandello – che definiva l’umorismo come “sentimento del contrario” – Satie fu capace di far diventare senso anche l’assenza di senso, attraverso la non conciliazione tra oggetto e rappresentazione
Fabio Calvi
Alla ricerca del Tolstoj perduto
Provo a descrivere la scena... L’altra sera in un teatro di provincia, sperso in una desolazione intristita. Possiamo essere qui o altrove, insomma ovunque, la magia del palcoscenico non conosce confini. Magari in quella che una volta era la Grande Madre Russa e che oggi ci appare come un gigante ferito, sospettoso, indecifrabile ai nostri occhi di non slavi.
Ieri sera hanno fatto bagordi, odori stagnanti, rigagnoli di vomito, qualche mosca ronza sugli avanzi di cibo. Una coppia di anziani custodi con movenze lente e meccaniche ramazza per terra e prega biascicando sottovoce. Alcune rapide folate di vento ci portano il sapore della steppa russa, un sibilare freddo, sommesso. Ecco sarà lo stesso identico vento che alla fine della rappresentazione porterà via tutte le parole che sono state dette. Da qualche parte arriva una voce, forse dal deserto delle anime...
Mario Ricci
Qui a Pontecorvo non c’è più nessuno
Storie di guerra e di resistenza
Le tre donne s’inginocchiarono a fianco del morto, tirandosi i fazzoletti neri sul viso. Soltanto gli occhi brillavano fermi e in apparenza privi di commozione. Cominciarono poi un lamento uguale, cupo, la cui disperazione era tutta in quella cantilena senza colore.
Stavano immobili come statue a cantare nel loro dialetto la morte di Thomas.