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Marco Guidi
Nel cuore perduto dell’Asia
Questo libro, questo racconto di tanti viaggi in Asia ha insieme un difetto e un pregio.
Il difetto è questo: le molteplici vicende che vedono l’integralismo islamico più stupido e più feroce dilagare hanno fatto tra le tante altre anche vittime definitive tra il patrimonio culturale e artistico di tutta l’umanità.
Si è iniziato in Afghanistan con la distruzione dei giganteschi Budda di Bamian e si è proseguito con i saccheggi dei musei di Baghdad e poi di Aleppo, con la distruzione dei monumenti della stessa città, con i bombardamenti del Krak dei Cavalieri, il più bel castello crociato del Medio Oriente.
Poi Nimrud e, infine, lo straziante caso di Palmyra, con le sue splendide rovine rase al suolo e con i pezzi archeologici venduti a un mercato clandestino che ha in Occidente suoi maggiori acquirenti. In pochi anni siamo stati rapinati di alcune delle più importanti testimonianze della nostra civiltà.
E qui sta il (modesto) pregio del nostro racconto che ora vale come testimonianza di un mondo meraviglioso scomparso per sempre.

Roberto Fregna
Cesenatico tra terra e mare
È tuttavia soltanto con l’Unità d’Italia (ponendo questa data come approssimativo inizio di un processo che diverrà irreversibile) che Cesenatico seguirà il generale fenomeno di radicale trasformazione funzionale ed economica che coinvolgerà l’intera riviera romagnola creando le premesse di uno sviluppo sempre più autonomo e svincolato dalle influenze dell’entroterra e da attività di tipo più tradizionale quali la pesca e il mercato del pesce.

Guido Giannuzzi
Gli ombrelli di Satie – Prefazione di Pier Damiano Ori
L'atteggiamento di Satie fu sempre quello di esprimere, con l’ironia della sua musica, non il contrario di quanto prescritto dalle tendenze dell’epoca, ma altro. Inconsapevolmente d’accordo con Pirandello – che definiva l’umorismo come “sentimento del contrario” – Satie fu capace di far diventare senso anche l’assenza di senso, attraverso la non conciliazione tra oggetto e rappresentazione

Fabio Calvi
Alla ricerca del Tolstoj perduto
Provo a descrivere la scena... L’altra sera in un teatro di provincia, sperso in una desolazione intristita. Possiamo essere qui o altrove, insomma ovunque, la magia del palcoscenico non conosce confini. Magari in quella che una volta era la Grande Madre Russa e che oggi ci appare come un gigante ferito, sospettoso, indecifrabile ai nostri occhi di non slavi.
Ieri sera hanno fatto bagordi, odori stagnanti, rigagnoli di vomito, qualche mosca ronza sugli avanzi di cibo. Una coppia di anziani custodi con movenze lente e meccaniche ramazza per terra e prega biascicando sottovoce. Alcune rapide folate di vento ci portano il sapore della steppa russa, un sibilare freddo, sommesso. Ecco sarà lo stesso identico vento che alla fine della rappresentazione porterà via tutte le parole che sono state dette. Da qualche parte arriva una voce, forse dal deserto delle anime...

Mario Ricci
Qui a Pontecorvo non c’è più nessuno
Storie di guerra e di resistenza
Le tre donne s’inginocchiarono a fianco del morto, tirandosi i fazzoletti neri sul viso. Soltanto gli occhi brillavano fermi e in apparenza privi di commozione. Cominciarono poi un lamento uguale, cupo, la cui disperazione era tutta in quella cantilena senza colore.
Stavano immobili come statue a cantare nel loro dialetto la morte di Thomas.

Regina Bucher
Hermann Hesse e i suoi amici artisti in Ticino
Traduzione di Marisa Grandi Sarnizzi
“Se percorriamo insieme i sentieri dell’amicizia, tutto il mondo, per un’ora, è patria per noi”, è scritto nel Demian di Hermann Hesse pubblicato nel 1919, anno in cui il poeta si separò dalla sua famiglia a Berna, lasciando tutto dietro di sé per tentare una nuova vita nel Canton Ticino. Deve aver pensato a queste parole quando, in Montagnola, nelle vicinanze di Lugano, già poche settimane dopo, conobbe altri artisti che si erano stabiliti nel Canton Ticino con i quali fece amicizia e che diventarono, più tardi, amici intimi.

Regina Bucher
Hermann Hesse und seine Künstlerfreunde im Tessin
„Wo befreundete Wege zusammenlaufen, sieht die ganze Welt für eine Stunde wie Heimat aus“ heißt es in Hermann Hesses Demian, publiziert 1919, also im gleichen Jahr, in dem der Dichter sich von seiner Familie in Bern trennte und alles hinter sich ließ, um einen Neuanfang im Tessin zu wagen. Er mag an diese Worte gedacht haben, als er in Montagnola in der Nähe von Lugano bereits nach wenigen Wochen andere Künstler kennenlernte, welche sich im Tessin niedergelassen hatten und von denen einige im Laufe der Zeit vertraute Freunde wurden. Weitere Bekanntschaften und Freundschaften entstanden in den folgenden 43 Jahren, die Hermann Hesse in Montagnola wohnte. Dazu gehörten so schillernde Persönlichkeiten wie Hugo Ball und Emmy Ball-Hennings, bildende Künstler wie Gunter Böhmer und Margherita Osswald-Toppi sowie prominente Literaten wie Bertolt Brecht und Peter Weiss.

Regina Bucher
Hermann Hesse et ses amis artistes au Tessin
«Que convergent les chemins de tes amis et le monde entier, pour une heure, ressemble à ton pays» nous dit Hermann Hesse dans Demian, publié en 1919, l’année même où le poète, établi avec sa famille à Berne, s’en sépare, et laisse tout derrière lui pour tenter un nouveau départ au Tessin. Il aura certainement pensé à ces mots quand, à Montagnola près de Lugano, il fit, en peu de semaines, connaissance avec d’autres artistes établis au Tessin et dont certains, au fil du temps, devinrent des amis proches. S’ensuivirent, pendant les quarante-trois ans où Hermann Hesse habita à Montagnola, d’autres rencontres et amitiés. Parmi elles, des personnalités aussi chatoyantes que Hugo Ball et Emmy Ball-Hennings, des plasticiens tels que Gunter Böhmer et Margheria Osswald-Toppi, des écrivains aussi éminents que Bertolt Brecht et Peter Weiss.